Young discute Americana e l'autobiografia [agg.]

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Rockinfreeworld
00giovedì 7 giugno 2012 14:28

Al BookExpo di New York, ieri Neil Young ha presentato il suo libro autobiografico Waging Heavy Peace di prossima uscita. Young è stato intervistato da Patti Smith: "Ho scritto quello che pensavo, senza una barriera tra me e il lettore" dicono Young e la Smith discutendo il libro. Riferendosi a Just Kids, l'autobiografia della Smith, Young ha detto: "Io sono le autostrade e i paesaggi, tu sei le città. Siamo sullo stesso sentiero ma in diversi luoghi geografici. I nostri libri rappresentano questo."

Due interessanti interviste a Young sono apparse in rete nelle scorse ore, in occasione dell'uscita di Americana.


UN MINUTO CON NEIL YOUNG (di Iain Blair, Reuters.com)

Qual'è stato l'input che ha portato a Americana?
Facile. Non avevo canzoni che desideravo fare ed ero pronto a suonare nuovamente con i Crazy Horse.

L'album è una raccolta di folk songs classiche americane, da “Clementine” a “Oh Susannah” a “This Land Is Your Land”. Come hai scelto il materiale?
[ride] In pratica abbiamo scelto quelle che eravamo in grado di suonare.

Ok, mettiamola così, cosa unisce insieme queste diverse canzoni?
Non sono ciò che pensi che siano. C'è molto di più, in esse, di quanto mi era sembrato quando le sentii suonare da quei sorridenti cantanti folk. Loro lasciavano da parte molti dei versi originali e sono molto più oscure, molto più politiche. Quindi abbiamo cercato di creare l'intensità originaria, anche se non abbiamo usato le stesse melodie o abbiamo ristrutturato i versi. Abbiamo conservato l'intonazione, il ritmo.

Hai anche scritto le note alle canzoni, un altro elemento vecchio stile. Nessuno lo fa più.
Be', torneranno ad esserci. Sono importanti. Fare un disco è una forma d'arte ed è andata smarrita per colpa di chi fornisce un surrogato della musica tecnicamente basso come mai prima d'ora. Siamo in declino oggi con la musica digitale, ma penso che andrà migliorando.

Per il video di “Oh Susannah” hai usato molto materiale d'archivio sul passato dell'America. È stata divertente come ricerca?
Sì, mi è piaciuta tantissimo. Ho una squadra di persone alla Shakey Pictures che si sono buttate su questo progetto, e ora stanno lavorando al prossimo. Si sono sfogati.

Hai anche unito le forze con la piattaforma Talenthouse, invitando i musicisti a inviare la loro cover di questi classici americani, con un premio di 1000$ in palio. Come ti è venuto in mente?
L'idea è stata della Reprise Records, e io ho pensato che fosse una bella idea quella di coinvolgere la gente. Io ho cominciato con gli arrangiamenti e loro hanno basato il tutto su Americana, ma io non ci ho molto a che fare.

Andrete in tour con i Crazy Horse per Americana?
Sì. Ci sarà una serie di concerti a partire dal 10 agosto, al Golden Gate Park di San Francisco. Sarà per un paio di settimane. Poi suoneremo in New Mexico e in Colorado. Amo ancora andare i tour, e non vedo l'ora di fare questi concerti con i Crazy Horse.

Come mai andate in tour così di rado?
È una cosa che non vuoi consumare. Molte persone esauriscono molte cose, ma c'è un tempo per ogni cosa, così io ci provo e ascolto il mio orologio.

Il film Neil Young Journeys è la tua terza collaborazione con Jonathan Demme. Qual è il segreto della vostra relazione?
Ciascuno di noi rispetta il lavoro dell'altro e insieme lavoriamo molto bene, siamo molto collaborativi. Penso sia un film molto ben concepito ed eseguito, e spero di continuare a fare cose insieme a lui.

Nel film guidi per la tua città natale e parli della tua infanzia. C'è anche un tuo libro di memorie che sta per uscire.
Non sono proprio memorie, non nel senso comune. Non sono cronologiche e riguardano tantissimi aspetti – dal passato sino ad oggi, quindi è più come un diario. Ma sono ricordi, e in parte è una proiezione e una fantasia. È proprio un “hippie dream” [ride]. Mi sono divertito molto a scriverlo. Mio padre era uno scrittore quindi ho sempre avuto a che fare con la scrittura, gli autori, e ora è il mio momento.


FRESH AIR INTERVIEW (Npr.org)

"Quando uscivano, queste canzoni erano protest-song, poi venivano ripulite e ammorbidite... e la gente le poteva cantare come piccole canzonette felici. […] Ho inserito [il coro di bambini] perché queste canzoni di solito si cantano nelle classi, quindi mi sembrava logico avere dei bambini che cantassero sugli arrangiamenti dei Crazy Horse. Una mattina mi sono svegliato e avevo “God Save The Queen” in mente, e ho pensato: probabilmente è perché da bambino, a scuola, la cantavamo. È successo così. Andava e veniva nella mia testa e ho finito col registrala per Americana, pensando: proviamo a farla e vediamo come va.
[…] Sentii “She'll Be Coming 'Round the Mountain” nel 1964, la melodia e il groove mi presero subito, il fatto che fosse una vecchia canzone, un vecchio testo, con una nuova melodia. Poi nel 2012, quando l'ho fatta, ho iniziato a capire di più i versi, ho fatto qualche ricerca sul testo. Sono entrato nel testo, ciò a cui si riferisce, molto più che nel 1964. Ho scelto pochi versi che trasmettevano una certa oscurità, ma che sono tutti versi originali... Sentivo che la musica era come una cosa da studiare, del tipo, “qui abbiamo qualcosa di storico”. E ho usato il processo della musica folk per apportare modifiche, che è un gioco pulito – pur mantenendo il messaggio originale delle canzoni."


BBC INTERVIEW (da Thrasherswheat.org)

"Ho scritto alcuni degli arrangiamenti per gli Squires, circa nel 1964, dopo aver ascoltato la versione di “Oh Susannah” di Tim Rose. […]
Scrivere dei miei primi anni in Waging Heavy Peace è stato un catalizzatore per Americana. […]
Ho cantato “God Save The Queen” in Canada, a scuola, e mi è tornata in mente quando è stato il momento di registrarla per Americana. Mi piaceva il fatto che il brano avesse un'origine ambigua e un significato legato a entrambi i fronti della Guerra d'Indipendenza Americana. […]
Gran parte delle tracce del disco sono state registrate entro 3 takes, ad eccezione di “God Save The Queen” che ne ha richiesti 6."


news a cura di Matteo 'Painter' Barbieri
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