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Francesca (Luciano Onetti, 2015)

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2024 09:43
24/03/2024 19:02
 
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Nel 2015 i fratelli Onetti ci avevano riportato il thriller anni 70 e io non me ne ero accorta.

Titoli di testa col tipico font squadrato, effetto pellicola sgranata, colori ipersaturi, musiche prog gobliniane, primi piani su mani guantate, soggettive dell'assassino, nenie e traumi infantili.
Si capisce subito che 'sti due oltre ad essere argentini sono pure argentiani devoti, al limite del fanatismo e dell'idolatria.

Inizialmente ci si diverte a cogliere le tonnellate di citazioni, ma dopo un po' ci si rende conto che il film è tutto lì, è quella roba e nient'altro.
Non c'è tensione, gli omicidi fanno cacare, la trama è debole e poco lineare, e si fatica pure a seguirla perché gli attori sono cagnacci e per di più goffamente doppiati, credo da sé stessi, in un italiano ridicolo, e perché allo scopo di sottolineare di continuo quanto gli anni 70 siano stati meticolosamente ben ricreati (e in effetti questo bisogna riconoscerglielo) ci si sofferma ad inquadrare per interminabili minuti ogni singolo dettaglio.
Sì, hermanos, le ho viste le bottiglie di J&B, i gialli Mondadori, le bambole logore, le macchine da scrivere, il registratore a nastro, ecc., però mo' basta, per amordiddio, che noia.
Non ci si riesce ad immergere neanche per un istante nel film, non si crede a niente di quello che appare sullo schermo, è come assistere alla proiezione di un elaborato audiovisivo sul cinema anni '70 assegnato a uno studente della Paolino Visconti. Oppure a un fake trailer dilatato a un'ora e venti.

Quando l'omaggio diventa così insistito e plateale si trasforma in una specie di parodia, un esperimento nerd realizzato non si sa per quale tipo di pubblico.

Se fosse stato girato negli anni 70, oggi lo classificheremmo come uno dei peggiori epigoni di Argento.


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24/03/2024 19:58
 
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E mi sa che ti è andata bene, io sto due argentiani argentini (il gioco di parole fu già fatto altrove, e non da me) li scoprii con Sonno profondo: una specie di giallo praticamente muto ed intriso di sperimentalismo, dove il titolo finisce x essere tutto un programma.

Come se non bastasse hanno fatto anche altro, tra cui, credo, un certo Abrakadabra.


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"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


26/03/2024 20:16
 
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praticamente... SPOILER... ci si addormenta?
27/03/2024 09:06
 
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Wampyr, 26/03/2024 20:16:

praticamente... SPOILER... ci si addormenta?

Onanetti è (SPOILER)...il Papa argentino


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"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


27/03/2024 19:57
 
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Onan il barbaro
27/03/2024 21:08
 
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Re:
Wampyr, 27/03/2024 19:57:

Onan il barbaro




Vai Onan, questo mondo si può salvare...


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"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


27/03/2024 21:09
 
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Tra l' altro Swampyr, chi sei...il Frusciante?


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"Non molta."

"Okay..."


28/03/2024 20:42
 
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no, anzi me l'avete fatto conoscere voi
20/04/2024 08:54
 
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Per restare in tema, volevo dirvi che ho visto ONIRICA, film del 2019 di tale Luca Canale Brucculeri, torinese, classe 1987, che porta a impareggiabili vette di demenza il concetto di omaggio cinematografico.



Se quella degli Onanetti è una passione smodata per il giallo settantiano, in primis (e per giusta causa) quello di Argento, per il nostro Brucomela si tratta di una vera e propria fissazione di stampo adolescenziale nei confronti del Maestro.
Fissazione che lo porta a scrivere e dirigere un film che sin dall'inizio si presenta come una parodia involontaria e che concettualmente non è poi molto dissimile da una qualsiasi reunion di tutti i supereroi della Marvel (credo siano gli Avengers, ma controllate meglio).

Broccoletti scrive una sceneggiatura pretestuale e pasticciatissima, che si traduce sullo schermo in un grottesco mostro di Frankestein composto da parti rigirate dei film di Argento (con le citazioni arriviamo fino al Cartaio), il cui unico fine sembra quello di permettere al Broccolo di rivivere in prima persona le gesta del suo eroe/regista.

La storia, ambientata ovviamente a Torino, vede un misterioso assassino ovviamente guantato uccidere le sue vittime riproducendo alcuni degli omicidi più famosi dei film di Argento, dove possibile sugli stessi set originali, altrimenti ricreati per l'occasione.
La poliziotta GIANNA NICOLODI, dotata di notevoli bocce ma addirittura meno credibile dell'ispettrice Anna Manni, per farsi aiutare chiama sulla scena dei delitti una sorta di Davide Pulici, l'"esperto" MICHAEL TOBIAS, autore di un saggio su Dario Argento, e finisce per coinvolgerlo nelle indagini e fargli venire la paranoia di essere lui l'assassino, al punto che sto poveraccio deve rivolgersi ad uno psichiatra, il Dr. MAURI, che ha lo studio a VILLA SCOTT e guarda caso finirà coi denti frantumati contro lo spigolo di un camino (patetica la scena in cui Pulici/Tobias finge di uscire dalla villa toccando il cancello come se lo stesse richiudendo dietro di sé).
Il trivial pursuit tematico prosegue con personaggi come JESSICA BENNER, SARAH CASINI, CARLO FRANCISCUS e molti altri, il che oltre che ridicolo è anche paradossale perché nessuno di loro, pur parlando tutto il tempo dei film di DA, si accorge di chiamarsi col nome di un personaggio di un suo film e il cognome dell'attore che lo ha interpretato.

Tra riprese di Torino in tutti i modi in tutti i luoghi in tutti i laghi, che finiscono sistematicamente in piazza CLN (alla decima inquadratura viene voglia di far esplodere la statua col tritolo), bagni in piscina colorati di blu e rosso, imbarazzanti scopiazzature di dialoghi e terrificanti inside joke tipo Carlo Franciscus che alla domanda "Stavi dormendo?" risponde sornione "No, NON HO SONNO", il fanboy Brucculeri tutto preso dalla febbra del citazionismo alla Scary Movie dimentica completamente di dirigere gli attori, già di loro scarsamente dotati, e di rendere vagamente credibile una storia di cui si capisce benissimo che sotto sotto gli frega poco e niente, da quanto sciattamente ne cura lo sviluppo.

Il titolo del film, sebbene finga di riferirsi alla sequenza in cui il protagonista sotto ipnosi se ne va in giro con un trucco a metà tra Pazuzu e Cesare il Sonnambulo, in realtà non rispecchia altro che il fine ultimo del regista: realizzare il suo sogno di bambino, con le mancette messe da parte da quando aveVa 12 anni, e riuscire a mostrarlo a quanti più gonzi possibile.
Io rientro fra questi, per motivi che dovrei approfondire in altra sede con l'aiuto di un bravo psicoterapeuta. Voi tenetevene alla larga.


20/04/2024 09:43
 
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Sarà uno degli pseudonimi di Papa Nero... che tra l' altro si incazzò talmente da non avere capito che era seria la mia domanda circa il titolo del suo ultimo Pierrot è un assassino (ovvero se omaggiasse Mozart è un assassino di Sergio Martino, che fu pure girato a turinces se non erro).


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